mercoledì 12 marzo 2008

Giulianone, non si fa così.

Di primo impatto, per un antiabortista, l'iniziativa di Ferrara di presentarsi alle elezioni con una lista "pro-life", il cui progetto politico coincide con la limitazione o eliminazione dell'aborto, è lodevole, giusta, coraggiosa, meritoria di considerazione e magari anche del proprio voto.
La realtà, come evidenziato da Giorgio Vittadini durante una chiacchierata informale, è che ha toppato di brutto.
Finché la battaglia contro l'aborto si manteneva sul piano delle proposte di moratorie e se ne discuteva nelle arene giornalistiche, tutto ok. Parlare dell'aborto, del suo orrore, e rifletterci attentamente, proponendo iniziative e leggi a supporto del non-aborto, va bene. Ma appena Ferrara scende nell'agone politico con una vera e propria lista anti aborto, parte immediata la levata di scudi da ogni lato, oh-no-la-194-non-si-tocca, e persino Berlusconi si affretta a precisare che la legge, in caso di sua vittoria, non verrà toccata, ma che lui si propone di applicarla pienamente - cosa che ad oggi, in effetti, non viene fatta, concedendo l'aborto con troppa facilità, con motivazioni spesso labili e conciate in modo da sembrare tutela della salute della donna ("Oh, no, questo bambino non lo voglio" - "Nessun problema, scriviamo che turberebbe la sua salute psicologica; ecco il suo certificato, abortisca pure").
Il risultato è che, per gli anni a venire, ci si può dimenticare ogni revisione e miglioramento dell'attuale legge, o che almeno se ne parli.
Pessima mossa, Giuliano.

P.S.: Per contenere i miei deliri, ho appena aperto un nuovo blog.

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