domenica 13 aprile 2008

Siamo tutti come Giuda.

Chi più, chi meno.


Quest'anno, ascoltando per l'ennesima volta il racconto della Passione di Cristo durante la settimana santa, per la prima volta sono stato colpito da una frase che dice Gesù. Quando Giuda si presenta da lui con le guardie per farlo arrestare, lui gli dice: "Amico, è per questo che sei qui." Amico! In quel momento ha ancora la capacità di chiamarlo amico. Non in maniera ironica o per apostrofarlo, come un "Hey, pal!" che tanto si usa negli USA e che da noi viene tradotto appunto come "Ehi, amico!". Intende proprio "amico". Davanti al tradimento peggiore della storia, la vittima ha ancora talmente stima e affetto per il traditore da continuare a chiamarlo amico. Ed è per questo che ho immaginato che, se Giuda non si fosse suicidato, schiacciato dal riconoscimento della gravità di ciò che aveva fatto, Gesù, reincontrandolo, l'avrebbe perdonato e riabbracciato, come con Pietro.
Il tradimento di Pietro è meno grave di quello di Giuda, per la sua venalità e per le sue conseguenze, ma ugualmente devastante nel cuore: nel momento del massimo bisogno, abbandona il suo migliore amico e scappa per non finire nei guai.

Qual è la differenza tra Giuda e Pietro, che porta il primo a morire e il secondo a ripresentarsi davanti a Gesù per dirgli "Sì, signore, io ti amo"?
Giuda era ripiegato su sè stesso, non guardava Gesù, non lo ascoltava: aveva la sua idea di come sarebbero dovute andare le cose, e quando ha visto che si andava in tutt'altra direzione, si è sentito fregato e ha voluto contraccambiare. Poi, presa coscienza di cosa aveva fatto, ha ceduto alla disperazione, non ha creduto possibile il perdono per qualcosa di così enorme: non aveva mai davvero creduto in quel che diceva Gesù, forse lo seguiva solo perché lo faceva sentire il membro di un'élite, "Gli amici del Messia", wow! o perché semplicemente non sapeva che altro fare e quel tizio era una persona interessante con cui stare. "Non c'è possibilità di salvezza dopo ciò che ho fatto", e si è impiccato.
Pietro, invece, Gesù lo guardava sempre. Tantissime volte non capiva: era solo un pescatore ignorante. Ma continuava ad ascoltarlo, viveva davvero con lui, e se aveva imparato una cosa, era che quell'uomo non diceva e non faceva baggianate. Era arrivato a fidarsi totalmente e a dire che sarebbe morto con lui piuttosto che abbandonarlo. Ma poche ore dopo si era contraddetto. Rinnegato tre volte. Ma ancora gli voleva bene e credeva in quel che Gesù aveva detto, anche se deluso dalla tragica fine della storia. Probabilmente, il dubbio che fossero state solo tante belle parole gli ha attraversato la mente. Forse soffriva più per il proprio tradimento che per la morte del suo amico più caro.
E poi accade l'impossibile: Gesù ritorna. E Pietro è lì, lo guarda, vuole stare ancora con lui, ma si sente tagliato fuori dal proprio tradimento. Eppure lo sguardo è sempre su Gesù, non sulla propria pochezza. E Gesù lo chiama, gli chiede solo "Mi ami tu?". Per tre volte, tante quante i suoi tradimenti. "Sì, Signore, lo sai che ti amo." Fine, è tutto dimenticato. Non conta l'errore, non conta il tradimento: conta la tensione ideale, conta quell'amore, quello sguardo verso Gesù.
Noi siamo spesso come Giuda: ripiegati su noi stessi, pensiamo a quello che vorremmo che Dio facesse per noi, ci aspettiamo che ci risolva i problemi della vita, e quando questo non accade ci sentiamo delusi e voltiamo le spalle. E dopo questo, magari ci viene da pensare che non possiamo più tornare indietro, è troppo tardi. Significa che non abbiamo capito un cazzo.
Dovremmo essere semplici come Pietro: guardare Gesù senza farci schiacciare dalla nostra debolezza. Accettare quello che la vita ci mette davanti e viverlo, senza permettere che questo distolga il nostro sguardo. Che fatica, però. Ed è qui che entra in gioco la necessità di avere qualcuno da seguire.
Magari potremmo pensare che quello che Gesù ha detto è troppo difficile, è impossibile, forse sono addirittura stupidaggini, e quindi non conviene andargli dietro. Ma se è risorto è anche per dire: "Guarda, come ho detto avrei fatto, ho sconfitto la morte. Impossibile, vero? Ma se sono stato in grado di fare questo, credi che tutto quello che avevo detto prima fosse fregnacce?"
Nessuno ha mai detto che sarebbe stato facile diventare uomini. Ma se ci sono riusciti un pugno di pescatori e altri poveretti, seguendo il loro esempio possiamo farcela anche noi. E di esempi del genere ce ne sono ancora adesso, basta aprire gli occhi e, come Pietro, guardarli.

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