lunedì 19 marzo 2007

La vita possibile, il niente evitabile

Sull'ultimo numero di Tempi ho trovato due lettere che mi hanno colpito. Le riporto di seguito.

La notizia della giovane coppia di Firenze che aspettava un figlio con sospetta atresia esofagea e che a seguito di questo sospetto ha deciso di abortire ci ha colpiti molto, perché anche noi eravamo una giovane coppia quando, nove anni fa, ci venne diagnosticata la stessa malattia per nostro figlio. Ai genitori che si trovano o si troveranno di fronte al bivio di proseguire o no la gravidanza a seguito di una diagnosi di questo tipo, ci piacerebbe dire: Non abbiate paura! Ma non rimanete soli. Ecco noi siamo qui, noi che siamo stati sostenuti e accompagnati in questa incredibile avventura - tutte le storie di dolore sono incredibili avventure - ora siamo qui ad accompagnare voi per aiutarvi a discernere tra la realtà di un bimbo che c'è e l'illusione di un bimbo che magari verrà domani. Forse potrebbe essere utile raccontare quanto sono stati decisivi i dottori che ci hanno subito indirizzati in uno dei migliori centri per la cura di queste patologie (la chirurgia neonatale dell'ospedale di Bergamo) mettendoci subito in mani sicure. Forse potrebbe essere utile raccontare la grinta e la voglia di vivere che abbiamo sempre visto in nostro figlio, anche nei momenti più dolorosi e drammatici. Tante cose potremmo dire e raccontare per convincere due genitori a non cadere nella trappola dell'angoscia, ma c'è un fatto che più di tutti potrebbe convincerli: lo sguardo, la voce di nostro figlio questa sera, che mezzo assonnato, protestava ancora per non addormentarsi; e l'ultima carezza che ci ha dato dopo averci chiesto di mettere in cartella il disegno che aveva fatto oggi per farlo vede domani alla maestra. Ecco, basterebbe guardarlo per convincersi.
Laura e Mimmo

I fatti recentemente accaduti a due madri a Torino e a Firenze rendono se possibile ancora più evidente l'ipocrisia [e il paradosso - ndAvion] che percorre la legge 194 che per tutelare la maternità finisce per legalizzare in Italia l'aborto. Così a Torino si è consumato l'aborto del diritto e a Firenze quello della scienza medica. Questi fatti ci fanno pensare se nella nostra legge o almeno nella sua applicazione qualcosa non vada per il verso giusto: la realtà nella sua imprevedibilità ci sorprende sempre. Se un dono, quello di un bambino, che tante donne invano desiderano, viene vissuto come una condanna perché può non essere perfetto o arrivare non nel momento giusto; se quello che ti dovrebbe aprire alla vita, invece ti chiude, ti appare ostile, un qualcosa da evitare, c'è un male profondo nel cuore dell'uomo e della donna, c'è qualcosa che mina le basi stesse della società: il nichilismo. Solo luoghi che educhino ad uno sguardo positivo sulla realtà, a farne esperienza, possono vincere questa battaglia estrema della ragione e dell'affezione.
Riccardo e Annarita Cola

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