giovedì 29 novembre 2007

"Buon" Natale?

Martedì sera ero in auto. Ad un semaforo rosso compare il solito venditore di rose che cerca di tirar su in questo modo due soldi. Per una frazione di secondo ho valutato l'ipotesi di acquistarne una da affiancare al regalo di compleanno per un'amica, ma l'ho subito scartata. Però la mia immaginazione, sempre molto più lesta dei pensieri "reali", mi aveva già dipinto in testa la possibile scena di me che chiamo il tizio, acquisto una rosa e poi, dato che siamo "in periodo", gli auguro Buon Natale prima di sgommare via.
Nell'istante in cui ho immaginato di porgere l'augurio, il mio sguardo si è fissato sul venditore. Sporco, magrissimo, sdentato, probabilmente vive malissimo, senza avere nemmeno da mangiare. Magari c'è addirittura qualcuno che lo sfrutta, lo costringe a fare questo lavoraccio. E come posso io, a uno così, augurare Buon Natale?! L'idea mi ha disorientato.
Pochi istanti dopo, però ho pensato che, sì, posso e devo augurargli Buon Natale. Posso perché il Natale è il momento che ha portato nel mondo la possibilità per tutti di essere salvati dalla propria miseria umana, ha introdotto nella storia una positività inaspettata, concretizzandola non in una bella idea, o in un supereroe, ma in una persona: carne e sangue, gioia, dolore, fatica, segno che per tutti è possibile vivere così, come quella persona. Devo perché, in virtù di tutto questo, il Natale è Buono per definizione. Non è un semplice augurio, una formuletta di cortesia: è l'annuncio di un fatto straordinario.
E tutto questo l'ho capito solo in quel momento, dopo tanti anni. Grazie al sorriso sdentato di un poveretto. Cui non ho nemmeno comprato la rosa, perché intanto il semaforo era diventato verde.
Se mi ricapita a tiro, la rosa gliela comprerò. E gli augurerò Buon Natale. Perché il Natale c'è anche per lui, anche se magari non gli interessa minimamente.

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