mercoledì 28 dicembre 2011

Alimentari Sherlock.

Quand'ero un marmocchio, al quinto piano abitavano i signori Z. Erano una coppia un po' anziana, persone molto gentili, affabili, disponibili. Il signor Z talvolta mi chiedeva che classe stessi frequentando. "La [numero ordinale] elementare", rispondevo. E lui, ridacchiando, ribatteva: "Ah, la [numero ordinale] alimentare?" Le prime volte ridacchiavo anch'io - i bambini, si sa, sono digiuni di giochi di parole e ne ridono facilmente - ma il continuo reiterarsi della battuta la rese stantìa e fu tra le molteplici cause che oggi mi portano a trattare anche i bambini piccoli come fossero persone adulte e intelligenti, non come minorati mentali. Ciononostante, il ricordo di questa battutina idiota (che credo di aver fatto anche io talvolta, parlando sovrappensiero) ha fissato anche il ricordo del signor Z e del suo faccione sorridente, mentre della moglie ricordo a malapena la chioma.

Comunque, un paio di giorni fa ho visto il nuovo film di Sherlock Holmes. Piuttosto deludente.
La trama va bene, è ben congegnata e avvincente il giusto. Il resto non va. Scene d'azione troppo rapide e confuse... quando non sono al ralenty, diventando noiose. Signor Ritchie, non mi interessa molto vedere che Holmes riesce a pianificare in anticipo ogni mossa di una rissa. Falla direttamente al rallentatore con lui che spiega perché dà quei colpi. O falla direttamente a velocità normale. Non entrambe. E non così tante volte. Capisco che serva in qualche modo per la scena finale, ma così ammazzi il ritmo e susciti gli sbadigli. Anche se il capolavoro di noia è la fuga dalla fabbrica, una scena inutile, lunghissima e pallosissima. Aggiungiamo a questo uno Sherlock Holmes che passa più tempo a fare il buffone che a combinare qualcosa di utile e il risultato è un film che rasenta appena la sufficienza. E probabilmente la rasenta solo perché non sono un esperto di cinema, altrimenti sarebbe stato peggio.
Se a questo aggiungiamo la terrona panzona che, seduta giusto dietro di me, ha riso sguaiatamente e fatto inutili commenti ad alta voce durante tutto il (lungo) spettacolo, posso affermare che la serata è stata salvata in corner dall'hamburger post-film con gli amici. Amici tra cui ero l'unico insoddisfatto, come ero l'unico entusiasta quando andammo a vedere Il Cigno Nero - e non lo ero solo per la presenza di Natalie Portman.
Meh.

venerdì 23 dicembre 2011

La TOP TEN dei videogiochi 2011 - PRIMO POSTO




Il motivo è semplice. E' Deus Ex, risorto e migliorato dopo dieci anni. La trama è affascinante, l'atmosfera fantastica, e soprattutto è possibile risolvere ogni situazione e superare ogni ostacolo in almeno due modi diversi. Vuoi entrare in una stanza? Cerca il codice d'accesso, oppure cracka il pannello di controllo della serratura, oppure sfonda la porta a fucilate, oppure cerca una presa d'aria che sbuca al suo interno. Le possibilità sono tante e spesso dipendono da come si è scelto di personalizzare i propri innesti, quindi variano in base al proprio stile di gioco. Le decisioni che si prendono influenzano più o meno lo svolgimento successivo della storia. Con un po' di pazienza e abilità è persino possibile concludere il gioco senza uccidere nessuno, eccetto i quattro boss (io ci ho provato e ci sarei riuscito se non fosse che si teneva conto anche dei nemici incontrati nel prologo, prima di ricevere gli innesti... uff).
Il grosso difetto di questo gioco è la grafica: probabilmente per risparmiare, Square Enix ha utilizzato un vecchio engine proprietario alquanto vetusto anziché affidarsi a una soluzione middleware migliore, tipo l'Unreal Engine (come era stato fatto per i due precedenti episodi). La direzione artistica riesce comunque a non far rimpiangere molto questo aspetto, eccetto nelle conversazioni. I personaggi principali hanno animazioni facciali discrete, soprattutto nel caso dei confronti verbali (molto interessanti). Ma parlare con un personaggio secondario praticamente inespressivo è straniante, soprattutto considerato l'ottimo doppiaggio italiano.

Aiutami, ti prego! Mi uccideranno! Ho paura!



Ti ammazzerò, bastardo! Non la passerai liscia!

Vabe'.
A parte questo, dal mio punto di vista è un gioco favoloso, il migliore dell'anno che sta terminando.
L'unica cosa da evitare è prendere tutti i potenziamenti per il combattimento e giocarlo come un normale FPS. Giustamente si può approcciare anche in questo modo, ma si farebbe un torto agli autori e a se stessi, perdendosi la maggior parte del gioco.

Prossimamente, qualche considerazione sui "grandi esclusi" dalla classifica.

giovedì 22 dicembre 2011

La TOP TEN dei videogiochi 2011 - Secondo posto


Perfezione nel design, trama fortemente venata di ironia e il miglior personaggio dell'anno: Wheatley! E una campagna cooperativa ancora più geniale e coinvolgente di quella in singolo.
Perché non il primo posto, allora, benché lo meriterebbe? Perché non è un gioco particolarmente lungo, e una volta concluso, dato che quasi sempre c'è un unico modo per superare ogni situazione, manca lo stimolo a rigiocarlo, se non per portare a termine qualche achievement particolare. E Valve, da inguaribile procrastinatrice quale è, non ha ancora mostrato segni del DLC che era stato promesso per la scorsa estate! Uff.

mercoledì 21 dicembre 2011

La TOP TEN dei videogiochi 2011 - Terzo posto

Questo gioco meriterebbe anche la prima posizione, ma...


...ma oltre alla sterminata lista di pregi, ha anche qualche difetto che proprio non tollero.
  1. All'alba del terzo episodio ancora si fatica, alle volte, a capire cosa fare e dove andare, perdendo un sacco di tempo e ammazzando il ritmo. Eventuali suggerimenti arrivano - se arrivano - troppo tardi e non sempre sono chiari.
  2. L'iper realismo delle animazioni, davvero bello, talvolta è un limite. In qualche caso è capitato di dovermi posizionare in un punto esatto per interagire con un elemento dell'ambiente e le animazioni di movimento, per mantenersi consistenti, non permettevano di spostarsi di meno di un passo standard, costringendomi a muovermi un po' in giro fino a trovare la "rotta" corretta per andare dove volevo.
  3. Quelle che vorrebbero essere sequenze stealth spesso lo sono solo nelle intenzioni, perché non c'è modo di attraversare una zona senza che nessuno noti Nathan e se c'è è ben nascosto. In particolare, la parte stealth dell'aeroporto l'ho ripetuta una decina di volte perché almeno lì volevo riuscire a finire tutto senza far scattare l'allarme, fino a memorizzare talmente bene gli spostamenti delle guardie che potevo permettermi di correre in giro senza mai nascondermi e sorprenderle ugualmente. Ma le ultime due, proprio...
  4. La storia mi ha coinvolto di meno rispetto al passato. Magari è anche colpa di Battlefield 3 che era uscito pochi giorni prima, ma non l'ho divorato in un soffio come l'episodio precedente nonostante sia più corto.
Tolto questo, ripeto, potrebbe essere IL videogioco dell'anno, un'esperienza dove gioco e film si fondono in maniera praticamente perfetta, il capolavoro assoluto di Naughty Dog. Se è qui, è perché altri due prodotti mi hanno colpito maggiormente. Nei prossimi giorni vedremo quali sono - e sono sicuro che almeno uno dei due lascerà interdetti.

lunedì 19 dicembre 2011

La TOP TEN dei videogiochi 2011 - Quarto posto


Il single player di questo gioco fa abbastanza schifo. Ha rari momenti brillanti che spiccano nel piattume generale di un'azione sì realistica, ma poco ispirata e con una trama noiosa e mal raccontata. DICE ha cercato di scimmiottare Call of Duty, fallendo miseramente.

Ma a Battlefield 3 si gioca per il multiplayer, che è favoloso sotto ogni aspetto. Il giocare fino a 64 in contemporanea su enormi campi di battaglia o più ristrette aree urbane, con proiettili che volano ovunque, cieli solcati da aerei ed elicotteri, carri armati che abbattono muri a cannonate e coprono l'avanzata della fanteria, è un'esperienza epica. Aggiungendo all'equazione l'enorme realismo grafico, anche a livello di animazioni, si ottiene l'esperienza FPS multigiocatore più coinvolgente che esista. E lo è ancora di più se si ha un gruppo di amici con cui viverla. Da giocare, possibilmente su PC.

domenica 18 dicembre 2011

La TOP TEN dei videogiochi 2011 - Quinto posto


Qualcuno potrebbe dire che è sempre il solito gioco da tre anni, e meno male, dico io. Anzi, ad ogni iterazione riesce ad essere sempre un po' migliore sia sotto il profilo tecnico che del gameplay, e può vantare un multiplayer praticamente unico. Inoltre è capace di divertirmi, coinvolgermi e farmi perdere la cognizione del tempo come pochi altri giochi e ne adoro la trama - anche se a questo giro non ha brillato come in passato, ma ho trovato ottimo il finale. La storia di Ezio si è conclusa definitivamente (anche se c'è un ulteriore strascico nel cortometraggio Embers) e mi mancherà giocare ai suoi comandi.
Per inciso, mi sono piaciute molto le sequenze all'interno del nucleo dell'Animus nei panni di Desmond, con quell'atmosfera Portal-style. Decisamente meglio degli spesso noiosi rompicapo degli episodi precedenti.
Vedremo cosa salterà fuori l'anno prossimo - dato che ormai Ubisoft ha promesso un episodio all'anno.

sabato 17 dicembre 2011

La TOP TEN dei videogiochi 2011 - Sesto posto



Un gran gioco, fatta eccezione per la sua politica commerciale - e per inciso, s'è poi scoperto che le prime mappe extra a pagamento erano effettivamente già nel disco di gioco!
Una campagna sufficientemente lunga e divertente, con la bella aggiunta del co-op a quattro e una rigiocabilità garantita dalla modalità arcade. Un sacco di modalità multiplayer divertenti. Una grafica sbalorditiva.
Se non è finito in una posizione più alta è perché altri giochi o mi hanno coinvolto maggiormente, o hanno un profilo tecnico e artistico ancora migliore. Ma li vedremo nei prossimi giorni.

venerdì 16 dicembre 2011

La TOP TEN dei videogiochi 2011 - Settimo posto


Tecnica sopraffina (le animazioni facciali registrate dai volti degli attori sono impressionanti), cura maniacale per i dettagli (la Los Angeles del 1946 ricostruita strada per strada, inclusi edifici e cartelli stradali...), una buona storia a legare tra loro i casi su cui indagare, con un'atmosfera e uno stile perfetti. Potrei parlare per ore dei pregi di questo gioco, quindi mi limiterò ai difetti che l'hanno trattenuto nella parte bassa della classifica. Innanzitutto una longevità non eccelsa, anche se lo stimolo a rigiocare i singoli casi per concluderli con un risultato migliore c'è (soprattutto quando al primo tentativo non si è riusciti a incastrare il colpevole). Poi le missioni secondarie, che pur essendo ben fatte tendono ad attivarsi una dietro l'altra, mettendosi di traverso allo svolgimento del caso principale fino a far dimenticare su cosa si doveva indagare. Infine, il difetto più grosso è il possedere una struttura open world che si rivela fondamentalmente inutile: non c'è la consueta libertà di movimento che dovrebbe essere garantita e gli spostamenti da un luogo all'altro tendono a diventare noiosi quando non irritanti. I casi si susseguono in maniera rigida e le suddette missioni secondarie non sono attivabili a piacimento, ma solo quando arriva la chiamata dalla radio - e per avere la radio occorre usare un'auto della polizia, quindi manca lo stimolo a usare qualsiasi altro mezzo. Inoltre non ci sono attività collaterali da intraprendere, a parte la classica caccia agli inutili collezionabili.

Tolte queste cose, è un gran prodotto che merita assolutamente di essere posseduto da ogni amante dei videogiochi.

giovedì 15 dicembre 2011

La TOP TEN dei videogiochi 2011 - Ottavo posto


D'accordo, è il solito Call of Duty. D'accordo, la grafica ormai è un po' datata. Ma diamine se è fatto bene. Un single player che equilibra sapientemente realismo e tamarraggine, stracolmo di momenti spettacolari, con una trama finalmente costruita decentemente e ben raccontata rispetto ai precedenti Modern Warfare (soprattutto il secondo), con l'unica pecca della brevità. Un multiplayer solido e collaudato, arricchito dalle missioni cooperative, sia collegate alla storia principale che in modalità survival. L'ho giocato con grande piacere, terminando la campagna in singolo due volte, a diversi livelli di difficoltà.
Forse a farmelo apprezzare maggiormente è stato anche averlo giocato su PC dopo tre edizioni giocate su XBox. Trovo che Call of Duty sia un gioco troppo frenetico per il joypad e non mi capacito di come possa esistere gente tanto abile su console. Soprattutto non mi capacito di come uno dei top player mondiali sia N0M4D.
Randy Fitzgerald è nato paralizzato dal collo in giù. Ma voleva comunque giocare con i videogiochi, quindi ha risolto usando il joypad con la faccia. Il che non era difficile con i semplici pad di una ventina d'anni fa, ma pian piano la situazione si è complicata. N0M4D non s'è certo arreso, facendosi costruire versioni custom dei joypad che gli permettessero di raggiungere ogni tasto con i movimenti del proprio volto.
Il video seguente lo mostra in azione e la sua visione è caldamente consigliata. Qui, invece, una pagina wikipedia con ulteriori dettagli.



mercoledì 14 dicembre 2011

La TOP TEN dei videogiochi 2011 - Nono posto

So che ha deluso molti - in parte anche me - ma questo posto gli compete.


Gli compete perché nonostante tutto è un buon gioco.
Il sistema di controllo è migliore. Almeno per me che l'ho giocato su console, mentre capisco che il button mashing, su computer, non sia il massimo del divertimento. Con un joypad in mano, invece, dà una sensazione di maggior controllo su quello che fa il personaggio, anche se in definitiva bisogna solo pigiare a raffica tra un uso di skill e l'altro. Gli scontri con i boss e con alcuni gruppi di nemici sanno essere tattici ed impegnativi nonostante si sia spinto sull'acceleratore dell'azione. La storia, di cui il protagonista è il fulcro, è interessante e spinge a giocare fino alla fine. E benché la grafica sia migliorata di poco rispetto al predecessore, la direzione artistica è su un altro pianeta, con personaggi e mostri ben caratterizzati, con particolare beneficio ricevuto da Flemeth e dai Qunari.
Allora perché solo la nona posizione? Perché non ho mai visto un gioco che riutilizzasse in maniera tanto imbarazzante sempre le stesse locazioni. Qui siamo oltre la malvagia pratica del backtracking: oltre a dover tornare n-mila volte a battere gli stessi posti, tantissimi luoghi completamente diversi utilizzano sempre la stessa locazione! Decine di grotte identiche, di sotterranei identici, di rovine tutte uguali... Dopo qualche ora di gioco se ne ha la nausea, anche perché ormai i pochi luoghi si sono sperimentati tutti e si conoscono già tutti i possibili punti in cui è possibile incappare in un'imboscata nemica o trovare un tesoro.
Un gioco fatto al risparmio, in maniera alquanto indegna. Comunque divertente, ma si sarebbe potuto fare molto di più.

martedì 13 dicembre 2011

La TOP TEN dei videogiochi 2011 - Decimo posto


Mentre per le altre nove posizioni ero abbastanza certo, sulla decima ho dovuto dibattere un po' con me stesso.
Alla fine ho optato per il candidato più improbabile.





I motivi sono semplici.
  1. E' fatto bene, con intelligenza. Se l'avere i mazzi predefiniti -benché sia possibile personalizzarli scegliendo quali carte inserire tra le disponibili- da un lato limita la propria inventiva, dall'altra mette a disposizione dei set composti con un criterio preciso, ciascuno corrispondente a un diverso stile di gioco e da imparare a conoscere ed usare per esprimere la propria potenzialità, e c'è anche un minimo senso di crescita grazie alla possibilità di sbloccare nuove carte man mano che si vincono partite.
  2. E' divertente. Ho perso il conto delle ore passate a cercare di sconfiggere alcuni avversari controllati dalla cpu particolarmente ostici, e ogni sconfitta era uno stimolo a fare di meglio invece che a gettare la spugna. E' in tutto e per tutto un gioco di strategia, perché non basta avere le carte buone, bisogna soprattutto saperle usare - e ne ho perse di partite solo per un piccolo errore di valutazione, per non aver giocato al momento giusto un incantesimo che avrebbe fatto la differenza o averlo sprecato al momento sbagliato.
Non è un mostro di tecnica, ma è ben programmato. Non è un titolo "tripla A", ma mi ha divertito parecchio e continua a farlo, quindi merita pienamente questo posticino nella mia personale classifica.
Resta solo il mistero sul titolo: perché lanciare l'edizione 2012 a metà del 2011?

lunedì 12 dicembre 2011

La TOP TEN dei videogiochi 2011!


Al tempo.
Credevate di trovare subito la lista? Troppo facile!
E' un po' che trascuro il blog nonostante qualcosa da scrivere l'avessi, e se avessi dovuto compilare l'intera classifica in un colpo solo probabilmente sarei caduto in un vortice di procrastinazione. Quindi ho avuto l'Idea: postare un gioco al giorno, a partire da domani, partendo dal fondo della lista. Il compromesso perfetto tra la mia pigrizia e la necessità di alzare il contatore degli aggiornamenti.

Ah, che volpe!

Una premessa importante: la classifica sarà basata esclusivamente sui miei gusti e su ciò che ho effettivamente giocato. Quindi non voglio vedere gente che si indigna perché non c'è il proprio gioco del cuore o che pianta questioni perché quel gioco meritava di più o questo gioco è sopravvalutato.

Tanto per rimettermi in pari e darvi qualcosa da leggere nella SPASMODICA attesa di domani, segnalo che nel corso della mia latitanza ho visitato la Games Week, dato un'occhiata a Max Payne 3 e giocato ad Halo Anniversary.

A domani, se vi garba.


Sì che vi garba.

lunedì 31 ottobre 2011

Il Nemico


An enemy to define ourselves
An enemy to refine our hate

Anticomunista, anticapitalista, antiberlusconiano, anticristiano...
Quando manca la coscienza del proprio io, di chi si è veramente, l'unico modo per definirsi è odiare qualcuno o qualcosa. Distruggere invece di costruire. Provare piacere nella disgrazia altrui invece che compiacersi di ciò che si ha.
Un mondo pieno di uomini che non sanno più chi sono può solo andare a rotoli.

martedì 18 ottobre 2011

Quando il buon giorno si vede dal mattino.



...Quindi Battlefield 3 per PC costa 10 euro in meno in versione digitale e mi dà gli stessi extra? Anzi, a prenderlo direttamente su Origin, la nuova piattaforma di digital download creata da Electronic Arts per rosicchiare quote di mercato al colosso Steam, posso precaricare il gioco e ottengo persino un paio di oggetti da usare in Battlefield Play4Free... Non che ci giochi, al momento, ma fa sempre piacere. E comunque ero un po' curioso di provare la procedura d'acquisto tramite questo nuovo client. Quella di Steam è agile: pochi click e sei pronto per l'installazione del gioco. Vediamo un po' come funziona qui.
Apro il negozio, vado alla pagina di Battlefield 3, clicco su "Prenota"... Nel carrello compaiono tre oggetti: il gioco, il dlc contenente le armi extra e gli oggetti per BF P4F. Totale: €  49,90. Bene. Clicco su "Vai alla cassa"... Elaborazione in corso... Elaborazione in corso...

Mmh, sembra un po' lento, aspetto un po', intanto faccio altro.

Dopo qualche minuto torno a vedere. Elaborazione in corso...
Mi sa che s'è piantato. Provo ad annullare e ripetere l'acquisto.
Non c'è tasto Annulla.
Se elimino il carrello, il tasto Prenota nella pagina del negozio resta inattivo.
Non c'è modo di ricaricare la pagina.


Chiudo Origin e lo faccio ripartire.
Apro il negozio, vado alla pagina di Battlefield 3, clicco su "Prenota", nel carrello compaiono tre oggetti, clicco su "Vai alla cassa"... Elaborazione in corso... Elaborazione in corso...
Mi sa che s'è piantato ancora. Proviamo a fare un giro sul negozio, magari si ripiglia.

...Non funziona alcun link del negozio.




Sarà un problema temporaneo del server...

Chiudo Origin, aspetto una mezz'ora e lo faccio ripartire.
Apro il negozio, vado alla pagina di Battlefield 3, clicco su "Prenota", nel carrello compaiono tre oggetti, clicco su "Vai alla cassa"... Elaborazione in corso... Elaborazione in corso...



Eh, no, ormai è una sfida personale. Io contro Origin. L'uomo contro la macchina. Voglio risparmiare quei 10 euro. Voglio quel berretto e quel fucile per BF P4F che probabilmente non userò mai. LI VOGLIO, LI BRAMO.
(E' incredibile quanto si possa desiderare qualcosa di totalmente inutile, quando averla diventa una questione di principio.)

Chiudo Origin e lo faccio ripartire.
Apro il negozio, vado alla pagina di Battlefield 3, clicco su "Prenota", nel carrello compaiono tre oggetti, clicco su "Vai alla cassa"... Elaborazione in corso... Elaborazione in corso...

Calma, dignità e classe.

Mi arrendo. Hai vinto, Origin.

Ma non mi dò per vinto del tutto.
Apro il sito web di Origin, vado nella pagina di Battlefield 3, clicco su "Prenota", nel carrello compaiono tre oggetti, clicco su "Vai alla cassa"... e mi porta alla schermata di pagamento. Faccio login, inserisco i miei dati, acquisto effettuato. Lancio nuovamente Origin e Battlefield 3 fa bella mostra di se nella lista dei miei giochi, pronto ad essere scaricato appena disponibile.

T'ho fregato!


Ma io dico: è possibile lanciarsi a peso morto nel mercato del digital download, agitando grandi annunci e grandi pretese, distribuendo un client contenente un negozio che NON PERMETTE DI ACQUISTARE I GIOCHI?

Quality first! Parola di John Riccitiello.

Sembra quasi che Electronic Arts NON voglia vendermi i suoi giochi, se mi porta prima a incazzarmi e poi a costringermi a usare un turnaround per concedermi il privilegio di darle i miei soldi. D'accordo, il client è recente ed ufficialmente ancora in beta, ma non puoi rilasciare una piattaforma da cui dipende il tuo business... che non funziona. Non tutti i consumatori sono testardi come me, molti ti sfanculano al primo tentativo fallito e non li rivedrai per un bel po'. Forse mai più.
Di cazzate ne han fatte alla EA, ma questo stupido pressapochismo, intollerabile per una compagnia di tali dimensioni e ambizioni, potrebbe stroncare sul nascere il progetto Origin e farli tornare a capo chino a distribuire i giochi su Steam.
Il che, beninteso, non mi spiacerebbe affatto. Purché mi diano una chiave per ottenere i giochi che ora si trovano solo su Origin.
Altrimenti, altro che piazza Tahrir.

giovedì 6 ottobre 2011

So long, and thanks for all the Apples


Non sono mai stato un fan dei prodotti Apple (ma un iPod lo comprai anche io, quando ancora non era di moda), ma è indubbio che Steve Jobs abbia influenzato pesantemente l'evoluzione tecnologica e la sua infiltrazione nella società. Da oggi, nel mondo informatico, c'è un grosso vuoto.

(E che, potevo esimermi solo io dall'epitaffio? Non esiste.)

venerdì 30 settembre 2011

Epic Heist

E così, la scorsa settimana, è uscito l'attesissimo Gears of War 3.
Scontatissimo il successo di critica e pubblico per uno dei brand portabandiera di XBox 360: divertente, tecnicamente incredibile, multiplayer da sburro, storia che non è un granché ma almeno stavolta c'è, eccetera.

Una delle prime cose che ho fatto, dato che dovevo scaricare gli sblocchi per gli extra della limited edition, è stato controllare i DLC a disposizione. Ne vedo una caterva, quasi tutti a pagamento, e sbalordisco: appena uscito e già tutta 'sta roba?
Un esame più accurato mi rivela la presenza di un "pass" da 2400 punti (circa 30€) che permette il preacquisto dei DLC già programmati da qui a un anno, risparmiando il 33% del totale e ottenendo anche una skin esclusiva per le armi.
Già, le skin. Tutti gli altri DLC sono in realtà sblocchi a pagamento per decine di skin da applicare alle proprie armi. Sblocchi per materiale già presente nel gioco, non da scaricare. Si possono acquistare i pacchetti a tema, i pacchetti completi per arma o il megapacco con tutte le skin, che costa "solo" 3600 punti (circa 42€)!

Epic e Microsoft vi vedono così

Certo, io ho pagato per i contenuti di cui effettivamente fruisco e non per gli extra, ma è anche vero che quegli extra sono stati prodotti durante lo sviluppo del gioco vero e proprio, ragion per cui avrebbero potuto impiegare quelle risorse per renderlo ancora migliore, o farlo uscire prima. Un altro buon motivo per cui inserire quelle skin già nel disco è che così tutti possono vederle senza dover scaricare degli extra, ma solo chi le paga può usarle per il proprio personaggio. Ma a me, sinceramente, di vedere che tu hai il Lancer tigrato o lo Gnasher che emette fulmini interessa assai poco, anche perché molte skin nemmeno si notano nella frenesia dell'azione. Certo, non è un approccio nuovo: anche in Street Fighter IV e relativa edizione Super esistono costumi extra per i personaggi usabili solo pagando un extra, e c'è poi il caso piuttosto odioso di Burnout Paradise in cui, per giocare online, si è obbligati a scaricare una patch da 2 GB (GigaByte) che contiene tutte le auto e le locazioni rilasciate in seguito, sbloccabili pagando.
C'è addirittura il sospetto che nel disco di Gears of War 3 siano già presenti alcune mappe multiplayer che verranno rilasciate con il primo DLC "reale", cosa che, se confermata, sfocerebbe nella presa per il culo. Soprattutto alla luce del fatto che, per risparmiare spazio, per i filmati è stato usato l'ormai vetusto encoder Bink, che ha prodotto video prerenderizzati dalla qualità paradossalmente inferiore alle cutscene calcolate in tempo reale.
Ciò che mi innervosisce è questa tendenza sempre più marcata a venderci un prodotto non completamente fruibile. In realtà potrebbe anche diventare un nuovo modello di business: si vende un gioco a episodi (come sta diventando costume con molte avventure grafiche) su un disco che li contiene tutti, ma facendo pagare solo il primo episodio, o addirittura regalandolo e chiedendo solo un paio di euro per i costi del supporto fisico. Se poi io ho voglia di giocare gli episodi successivi, acquisterò i codici di sblocco. Ma quando acquisto un gioco completo pagando 70€ e scopro che gli autori hanno usato il disco per contrabbandare materiale per cui devo spendere altri soldi, un po' mi incazzo.

mercoledì 14 settembre 2011

Aspirazioni giovanili

Curiosamente, ho seguito un percorso inverso rispetto agli altri bambini riguardo a cosa fare da grande. Quando ero molto piccolo, diciamo all'inizio delle elementari, volevo fare il meccanico. Poi mi sono interessato all'elettronica. In seguito ho iniziato a coltivare aspirazioni quali il pilota d'auto, e poi in crescendo il pilota di elicotteri da guerra, il pilota di caccia, il pilota d'astronavi ammazzaalieni. Ma quando mi sono presentato, preparatissimo, all'accademia della Lega Stellare, l'ultimo posto era già stato assegnato a un contadinotto che aveva un sacco di tempo da perdere con i videogame.
Ho quindi dovuto rivedere i miei piani. Le tartarughe ninja avevano risvegliato in me la passione per i nunchaku e per l'arte pittorica, quindi decisi di mettere in atto quella più abbordabile. Mi iscrissi alla scuola per ninja*.
I lunghi allenamenti hanno dato i loro frutti. Anche se ora vorrei lavorare come dittatore del mondo, posso dirmi soddisfatto della mia ammissione all'accademia degli assassini templari. E' comunque un passo in quella direzione.


*: Se pensate che fare il pittore o il disegnatore sia più facile che diventare un ninja, non ne sapete un cazzo.


mercoledì 7 settembre 2011

Pecunia non olet. La merda, sì.


Questa è una rosa.
No, non è un petalo di rosa. E' una rosa completa, ve l'assicuro. Garantisce Saverio Tommasi, che durante la settimana del 32° Meeting per l'Amicizia tra i Popoli a Rimini ha pubblicato il seguente video.


Uno splendido esempio di come non fare giornalismo.
Andiamo con ordine.
  1. La pretesa di capire qualcosa dalla portata enorme come il Meeting in 12 ore e spiegarlo agli altri in 10 minuti è una cagata già di per se. Infatti l'intento del video non è capire e spiegare, ma spargere il letame cagato dai propri pregiudizi.
  2. Ne consegue che viene mostrato solo ciò che fa comodo per sostenere la propria tesi, cioè che CL è una macchina da soldi e il meeting la sua fiera campionaria. Del Meeting vero non si vede assolutamente nulla: non gli incontri, non le mostre, non gli ospiti, non la gente arrivata dalla parte opposta del mondo con una storia interessante e commovente da raccontare - e ce n'è a volontà.
  3. Poi occorre far fare la figura degli imbecilli ai ciellini, quindi si va in giro a far domande. Si prendono poi le risposte più imbarazzanti o le persone più stordite e le si mette dentro. Per sbaglio ci finiscono anche risposte intelligenti, ma solo perché non sono state capite. Si prende uno che non è volontario spacciandolo per tale, si prendono le ragazze degli stand che non c'entrano una mazza con CL ma son lì solo perché pagate, eccetera. Ciliegina sulla torta, a 5:38 compare una mia amica che parte di volata con i tre aggettivi richiesti ma viene tagliata prima che dica l'ultimo, ché non esiste trovare una persona intelligente.
  4. Non può mancare l'attacco alla CDO, il "braccio economico" di CL. Ovviamente andare dal presidente (che è Bernard Scholz, non Giorgio Vittadini come dice l'informatissimo Tommasi) o da uno dei responsabili per chiedere cosa è e cosa fa sarebbe un suicidio, quindi si usa la tattica di cui al punto 3. Si spara poi il Numero Magico: 34000 imprese associate! SANTO CIELO, IL BUSINESS MILIARDARIO! Scordandosi di dire, curiosamente, che la gran parte di queste imprese sono ONLUS, oppure cooperative che esistono con il solo scopo di far lavorare le persone, che talvolta sono portatori di handicap anche gravi che nessuno assumerebbe e la cui unica alternativa sarebbe stare a casa o in una casa di cura a marcire. Ed è proprio grazie ai contatti tra aziende all'interno della CDO che queste realtà rimediano il lavoro da far fare ai propri dipendenti, potendo così continuare a esistere. Ma dicendolo, si rischia di farle fare bella figura. Quindi, silenzio.
  5. E infine, l'ironia sui soldi portati dagli sponsor. Pecunia non olet, lo sterco del diavolo, eccetera. Ma se Tommasi si fosse guardato un po' attorno, si sarebbe reso conto che mettere in piedi il Meeting ha un costo esorbitante, nell'ordine dei milioni di euro. E che tra sponsor, stand espositivi, vendita di cibo e oggetti vari, lotteria, eccetera, si arriva appena al pareggio di bilancio. Altro che macchina da soldi.
Saverio Tommasi ha preso un dettaglio del Meeting, quello meno significativo ma utile a sostenere la sua tesi, e ha affermato che quello è il Meeting. Cioè ha affermato che un singolo petalo di rosa è tutta la rosa. Normalmente una persona così verrebbe derisa - o andrebbe soggetta a un TSO.
Invece lui si spara le pose da giornalista e ha pure il seguito osannante.
Poi non dovrei odiare i giornalisti.

domenica 28 agosto 2011

Ripartire

Ho pensato che fosse ora di riprendere le redini del blog.
Averne due era dispersivo e per certi versi limitante. Non sono veramente blog tematici, ma un veicolo di ciò che penso, quindi ha poco senso suddividerli. I tag sono sufficienti. Quindi, con pochi click, ho eliminato Ragione Libera dopo avere importato i post di qua.
Il prossimo passo è dare un minimo di personalità al blog creando una testata personalizzata, e magari anche uno stile. Ho qualche idea, ma i suggerimenti sono ben accetti. Anche perché io non sono mai stato un drago con la grafica.

E poi devo aggiornare un po' più spesso. Già.
Vabe', diamo un po' di sostanza a questo post segnalando la mia preview di Gears of War 3, anche se è pubblicata da un po'.

martedì 22 marzo 2011

L'Errore di John.


In questo post del suo blog, il RRobe, nei commenti, aveva affermato che il numero 5 della nuova serie di John Doe mi avrebbe fatto incazzare. Non è stato così: le critiche alla Chiesa e al Papa sono così trite, ritrite, masticate e sputate che il loro unico effetto è stato di farmi scuotere la testa per la loro mancanza d'originalità e il loro qualunquismo.
Però, forse senza volerlo, forse coscientemente, qualcosa di giusto l'ha detto: la Chiesa è fatta di deboli uomini, che sbagliano. Chi a questo punto si mettesse a irridermi tirando fuori la carta infallibilità papale, dovrebbe farsi un lungo, lunghissimo ripasso di dottrina cristiana. Che non gli offrirò io, dato che occuperebbe lungamente un post che non vuole discettare di questo.
Questo numero, infatti, mi offre lo spunto per parlare di una questione che mi affligge da quando è ripartita la serie: il nuovo mondo di John Doe difetta di coerenza.
Se già il Grande Capo, il Dio precedentemente in carica, mi aveva suscitato varie perplessità, John Doe fallisce miseramente nel vestire i panni del supremo. Non perché non ci sia tagliato (anche), ma perché è il mondo che ha creato, uguale al nostro, a non potersi conciliare con la sua figura.
Mi spiego.
La prima cosa che mi saltò all'occhio, nel numero 1 del nuovo corso, fu la presenza di una chiesa cristiana. Ho serissimi dubbi che un tipo piuttosto meschino come John abbia potuto mandare nel mondo una persona straordinaria come Gesù. Tanto più che sappiamo chi sia suo figlio: Mordred, che nella sua nuova incarnazione è una rockstar con ben poco da spartire col Cristo, se non lo scimmiottarne la via crucis nel numero 4.
Ma è proprio il numero 5 in oggetto a mostrare l'incoerenza del mondo di John Doe. La Chiesa non si inventa le cose dall'oggi al domani. Ogni affermazione fatta e posizione presa è frutto di attenti studi e riflessioni che durano anche secoli, e non ha alcun interesse a risultare impopolare, anzi. La Chiesa che adora il Dio John Doe sarà quindi modellata su ciò che egli ha fatto e detto nel corso dei millenni. Addirittura il Papa ha il suo numero di cellulare! Invece non è così, ed è questo che mina la consistenza della storia: ha preso in giro per millenni i suoi fedeli affermando cose che non c'entrano alcunché con il proprio essere? Difficile: lui stesso dice di sentirsi travisato e diffamato. Ha lasciato totalmente carta bianca ai suoi adepti per poi tornare a lamentarsi? Non credo: John Doe potrà essere indolente, ma non è tipo da prendersela con altri per le proprie mancanze. Tolte queste due possibili spiegazioni, qualunque altra lascia aperta nel fumetto una grossa discrepanza tra come la Chiesa appare e come dovrebbe essere.

Com'è possibile che si sia trascurato questo aspetto nel definire l'ambientazione? L'edificio narrativo così messo in piedi traballa, e non so se aggiungere puntelli nelle storie successive possa risolvere il problema. Sempre che agli autori interessi farlo. Forse necessitavano che il mondo fosse come lo conosciamo perché John potesse stravolgerlo, ma io non smetterò di sentire quel fastidioso tarlo che mi rode sussurrando "qualcosa non torna!"

martedì 11 gennaio 2011

L'apparenza delude.


Ricevi un pacco dono stupendo. La scatola è tutta colorata, scintillante, percorsa da fasci di luce che danzano tra di loro ed emette anche una splendida musica! Se questa è la confezione, chissà il regalo!

Lo apri, entusiasta.

Dentro trovi qualche vecchia foto sbiadita e il videogiochino portatile con il quale ti divertivi tanto a 6 anni. Rotto.
Guardando meglio, trovi anche una piccola action figure, veramente carina ma pressoché inutile.

Ma del regalo strafigo che la confezione faceva presagire, nessuna traccia.

E questo è tutto ciò che ho da dire su Tron Legacy.